FABRIZIO DE ANDRE'

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Fabrizio De André
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Fabrizio De André

Fabrizio De André in concerto.

Nazionalità Italia
Genere Musica d'autore
Musica popolare
Chanson
Periodo attività 1961 - 1998
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Etichetta {{{Etichetta}}}
Band attuale {{{Band attuale}}}
Band {{{Band precedenti}}}
Album pubblicati 29
Studio 13
Live 7
Raccolte 9
Gruppi e artisti correlati {{{Correlati}}}
Sito ufficiale Fondazione De André
Si invita a seguire lo schema del Progetto Musica
« Quello che non ho è quel che non mi manca. »
(Fabrizio De André)

Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore e poeta italiano.

Nelle sue opere ha cantato prevalentemente storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società. I suoi testi sono considerati dei veri e propri componimenti poetici e, come tali, inseriti in molte antologie scolastiche di letteratura.

Nei suoi quarant'anni di attività musicale Faber, soprannome (derivante dall'amore del futuro cantautore per i famosi pastelli della nota marca in questione) datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio[1], produsse quindici album; un numero relativamente modesto, probabilmente determinato dalla grande attenzione dell'autore alla qualità delle sue opere.

La quasi totalità del suo repertorio è stato scritto, sia per la parte musicale che per la parte testuale, insieme ad altri artisti: le canzoni di cui De André è autore sia del testo che della musica sono otto in quasi quarant'anni di carriera[2].

Indice [nascondi]
1 Biografia
1.1 L'infanzia e la giovinezza
1.2 L'esordio nel 1961 e il periodo Karim
1.3 Fra esistenzialismo e contestazione: dal 1968 al 1973
1.4 Importanti collaborazioni negli anni Settanta
1.5 Il sequestro
1.6 Da Crêuza de mä ad Anime salve: anni Ottanta-Novanta
1.7 L'addio fra la sua gente
2 De André nella memoria collettiva
2.1 Tribute band
2.2 Premio
3 Discografia
3.1 I tour
4 Riconoscimenti
5 Documentari
6 Film
7 Fumetti
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Altri progetti
12 Collegamenti esterni



Biografia [modifica]

L'infanzia e la giovinezza [modifica]
Un'immagine giovanile di Fabrizio De André. « Mia madre mi disse non devi giocare con gli zingari nel bosco... »
(da "Sally" nell'album Rimini)
« Quand'ero piccolo m'innamoravo di tutto, correvo dietro ai cani... »
( da "Coda di Lupo" nell'album Rimini)

Fabrizio Cristiano De André nacque il 18 febbraio 1940 nel quartiere genovese di Pegli, in via De Nicolay 12 (ove è stata posta una piccola targa commemorativa) da una famiglia dell'alta borghesia industriale cittadina. Il padre Giuseppe (1912-1985) , torinese fu vicesindaco di Genova, amministratore delegato dell'Eridania e promosse la costruzione della Fiera del Mare di Genova, nel quartiere della Foce, mentre la madre Luisa Amerio era anch'essa piemontese di Pocapaglia.

Fabrizio crebbe inizialmente nella campagna astigiana a Revignano d'Asti, luogo dal quale la famiglia era originaria e dove si dovette trasferire a causa degli eventi bellici ed in quanto il padre era stato ricercato dai Fascisti. Visse, poi, nella Genova del dopoguerra, scossa e partecipe della contrapposizione tra cattolici e comunisti, sovente rigidi e bigotti entrambi[3].

Dopo aver frequentato le scuole elementari in un istituto privato retto da suore, passò alla scuola statale, dove il suo comportamento "fuori dagli schemi" gli impedì una pacifica convivenza con le persone che vi trovò, in special modo con i professori. Per questo fu trasferito nella severa scuola dei Gesuiti dell'Arecco.

Presso i Gesuiti dell'Arecco, scuola media inferiore frequentata dai rampolli della "Genova-bene", Fabrizio fu vittima, nel corso del primo anno di frequenza, di un tentativo di molestia sessuale da parte di un gesuita dell'istituto; nonostante l'età, la reazione verso il "padre spirituale" fu pronta e, soprattutto, chiassosa, irriverente e prolungata, tanto da indurre la direzione ad espellere il giovane De André, nel tentativo di placare lo scandalo. L'improvvido espediente si rivelò vano poiché, a causa del provvedimento d'espulsione, dell'episodio venne a conoscenza il padre di Fabrizio, esponente della Resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli studi, pretendendo un'immediata inchiesta che terminò con l'allontanamento dall'istituto scolastico del gesuita[4].

In seguito il cantautore frequentò alcuni corsi di lettere e altri di medicina presso l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di Giurisprudenza, ispirato dal padre e dal fratello Mauro. A sei esami dalla laurea decise di intraprendere una strada diversa: la musica (suo fratello sarebbe divenuto uno dei suoi fan più fedeli e critici).

Successivamente ad un primo e problematico approccio, determinato dalla decisione dei genitori di avviarlo allo studio del violino, il folgorante incontro con la musica avvenne con l'ascolto di Brassens, del quale De André tradurrà alcune canzoni, inserendole nei primi album. La passione, poi, aveva preso corpo anche grazie all'assidua frequentazione degli amici Tenco, Bindi, Paoli ed altri, con cui iniziò a suonare e cantare nel locale "La borsa di Arlecchino".

De André, in questi anni, ebbe una vita sregolata ed in contrasto con le consuetudini della sua famiglia, frequentando amici di tutte le estrazioni culturali e sociali. Sovente, con l'amico d'infanzia Paolo Villaggio, cercava di sbarcare il lunario con lavori saltuari, anche imbarcandosi, d'estate, sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo.[5]

La prima moglie di De André fu una ragazza di famiglia borghese, Enrica Rignon detta "Puny", con cui concepì il figlio Cristiano e dalla quale si separò a metà degli anni '70.

In seguito al matrimonio e alla nascita del figlio, Fabrizio fu pressato dalla necessità di provvedere al mantenimento della famiglia e, visti gli scarsi introiti dalla sua attività musicale, meditò di abbandonarla per terminare gli studi e trovare un serio impiego. Fortunatamente, giunse inaspettato il successo de "La canzone di Marinella", interpretata da Mina, i cui proventi migliorarono notevolmente la situazione economica familiare.


L'esordio nel 1961 e il periodo Karim [modifica]
« Benedetto Croce diceva che fino all'eta dei diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono solo due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. E quindi io, precauzionalmente, preferisco definirmi un cantautore. »
(F. De André)
Il giovane De André nel 1960Ad ottobre del 1961[6] la Karim pubblica il suo primo 45 giri, con copertina standard forata (la ristampa del 1971 della Roman Record avrà invece una copertina curata dalla pittrice genovese Loris Ferrari, amica di Fabrizio). Il disco contiene due brani, Nuvole barocche ed E fu la notte.

Nel 1962 il cantautore sostenne l'esame di ammissione come compositore alla SIAE di Roma per poter depositare a proprio nome le canzoni; nel 1997, durante la consegna del Premio Lunezia, confessò di aver utilizzato una buona parte della poesia Le foglie morte di Jacques Prévert nel testo dell'esame[7].

Negli anni successivi De André andò affermandosi sempre più come personaggio riservato e musicista colto, abile nel condensare nelle proprie opere varie tendenze ed ispirazioni: le atmosfere degli storici cantautori francesi, tematiche sociali trattate sia con crudezza sia con metafore poetiche, tradizioni musicali di alcune regioni italiane, sonorità di ampio respiro internazionale e l'utilizzo di un linguaggio inconfondibile e, al tempo stesso, semplice per essere alla portata di tutti.

In questo periodo uscirono i suoi primi 33 giri. La sua discografia non è numerosissima come, del resto, inesistenti fino al 1975 erano i suoi concerti. L'album del debutto è Tutto Fabrizio De André (1966, ristampato due anni dopo con il titolo di La canzone di Marinella sotto un'altra etichetta e riportando una diversa copertina), una raccolta di alcune delle canzoni che sino ad allora erano state edite solo in 45 giri, seguita da Volume I (1967), Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), Nuvole barocche (1969); quest'ultimo è la raccolta dei 45 giri del periodo Karim esclusi da Tutto Fabrizio De André.


Fra esistenzialismo e contestazione: dal 1968 al 1973 [modifica]
« E ora Berto, figlio della Lavandaia, compagno di scuola, preferisce imparare
a contare sulle antenne dei grilli non usa mai bolle di sapone per giocare;
seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi »
(da "Canzone del padre", Storia di un impiegato, 1973)

Gli anni fra il 1968 ed il 1973 furono fra i più proficui per l'autore, che iniziò la serie dei concept con Tutti morimmo a stento, a cui segue La buona novella; un album importante, che riporta il pensiero cristiano nei primitivi confini di un'umana dimensione della fratellanza, in forte contrapposizione con la dottrina di sacralità e verità assoluta, che il cantautore sostiene essere inventata dalla Chiesa al solo scopo di esercizio del potere[8].

Un crescendo creativo che, nel 1971 culminò in Non al denaro, non all'amore né al cielo, libero adattamento (eseguito insieme a Giuseppe Bentivoglio) di alcune poesie della Antologia di Spoon River, opera poetica di Edgar Lee Masters; le musiche sono composte insieme a Nicola Piovani.

I testi del cantautore, che toccano spesso argomenti religiosi, sono improntati ad una personale e disincantata visione della vicenda cristiana e, a tratti, da una intuibile spiritualità, tuttavia non riconducibili ad una definibile professione di fede.

« e non Dio ma qualcuno che per noi lo ha inventato ci costringe a sognare in un giardino incantato. »
(da "Un blasfemo", nell'album Non al denaro, non all'amore né al cielo)

Nei brani come "Spiritual", "Si chiamava Gesù", "Preghiera in gennaio" e nel concept album "La buona novella", la figura di Cristo viene spogliata dell'essenza divina per assumere, quasi in una dimensione crociana, tutta la sua forza rivoluzionaria in favore degli ultimi.

L'atteggiamento tenuto da Faber nei confronti dell'uso politico della religione e delle gerarchie ecclesiastiche è spesso sarcastico e fortemente critico nel contestarne i comportamenti contraddittori, come, ad esempio, nelle canzoni "Un blasfemo", "Il testamento di Tito", "La ballata del Miche' "[3].

Nel 1972 la Produttori Associati, senza consultare l'artista, lo iscrive al Festivalbar con il brano Un chimico (pubblicato su 45 giri): De André apprende la notizia dai giornali e convoca una conferenza stampa in cui dichiara che «La casa discografica mi ha trattato come un ortaggio»[9].

Dopo l'intervento del patron della manifestazione, Vittorio Salvetti, si raggiunge un compromesso: la canzone viene inserita nei juke-box, come vuole il regolamento, ma il cantautore non si esibirà durante la finale di Verona nemmeno in caso di vittoria (l'edizione vede vincitrice Mia Martini con Piccolo uomo)[10]

Nell'autunno dello stesso anno pubblicò un singolo con due canzoni di Leonard Cohen Suzanne/Giovanna d'Arco (brani che verranno poi inseriti con un arrangiamento diverso nell'album Canzoni del 1974).

L'album successivo fu, nel 1973, Storia di un impiegato, disincantata e sofferta trasposizione italiana del Maggio francese e dei conflitti che lo avevano determinato. Il disco viene comunque attaccato dalla stampa musicale militante e vicina al movimento studentesco, e così viene recensito, ad esempio, da Simone Dessì:

« Storia di un impiegato è un disco tremendo: il tentativo, clamorosamente fallito, di dare un contenuto "politico" a un impianto musicale, culturale e linguistico assolutamente tradizionale, privo di qualunque sforzo di rinnovamento e di qualunque ripensamento autocritico: la canzone Il bombarolo è un esempio magistrale di insipienza culturale e politica[11] »
(Simone Dessì)

Sono anche gli anni in cui De André fa le sue prime esperienze negli spettacoli dal vivo. Lavoratore instancabile e al limite del perfezionismo in studio, Fabrizio non riesce invece ad esibirsi in pubblico. Il suo timore innanzitutto è dovuto al suo problema all'occhio sinistro, leggermente più chiuso del destro, ma anche dalla precedente brutta esperienza televisiva in cui si era dimenticato le parole di una sua canzone e aveva dovuto cantarla in playback. Nel 2006 Francesco Guccini, ospite all'Università di Lettere a Genova, ha ricordato di quando si incontrarono, per via di amici comuni, sulle colline bolognesi e del fatto che Fabrizio, alla richiesta di suonare una sua canzone, avesse preteso di poter cantare con le luci spente. È un atteggiamento questo che ricorda le prime esperienze di Leonard Cohen che incise il suo primo album musicale in uno studio a luci spente e con uno specchio davanti per ricreare l'ambiente della sua camera da letto. La sua casa di produzione discografica comincia a fare delle grosse pressioni perché Fabrizio inizi un tour di concerti per l'Italia e il cantautore - come in seguito ha raccontato all'amico Cesare Romana - si presenta davanti al suo discografico e spara una richiesta di compenso esagerata, al fine di ottenere un netto rifiuto. Ma il produttore accetta senza battere ciglio. In questo modo Fabrizio è costretto ad affrontare le sue paure da palcoscenico, paure che supererà solo con gli anni, suonando e cantando sempre nella penombra e con molto whisky in corpo.

De André ha spesso usato sonorità di strumenti mediterranei e medievaliTutti morimmo a stento (1968), con temi dark, suicidi, pervertiti, drogati, pedòfili, bambini pazzi, re tristi. Per la prima volta si fa accompagnare da un'orchestra sinfonica, la Philarmonia di Roma, sotto la guida del maestro Gian Piero Reverberi.
Il testo del primo brano, "Cantico dei drogati" è tratto da una poesia di Riccardo Mannerini. Quest'album è il primo concept album ad essere pubblicato in Italia[12]; riceve anche il premio della critica italiana. Il padre, parlando del disco fresco di stampa, afferma: «Ieri guardavano lui e dicevano - è il figlio di De André. Oggi guardano me e dicono - è il padre di De André»
La buona novella (1970), con i testi tratti da alcuni vangeli apocrifi e nel quale suonava il gruppo I Quelli, poi ribattezzato PFM. Il disco è arrangiato dallo stesso Reverberi.
Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971), ispirato dalla Antologia di Spoon River, capolavoro di Edgar Lee Masters pubblicato nell'aprile del 1915 e tradotto in Italia da Fernanda Pivano nel 1943. De André in questo disco si avvale della collaborazione di Giuseppe Bentivoglio per i testi e di Nicola Piovani per le musiche. Questo album è stato reinterpretato nel 2005 dal cantante Morgan, rinnovandone in parte l'arrangiamento.
Storia di un impiegato (1973), un altro concept album ispirato agli avvenimenti del Maggio francese ed alla contestazione giovanile del Sessantotto. È uno degli album più intensi e discussi del cantautore [13]. Anche qui risulta la collaborazione con Giuseppe Bentivoglio e con il compositore Nicola Piovani, che figura come coautore delle musiche e degli arrangiamenti.
È in questo periodo (per circa 10 anni, dal 1969 al 1979) che De André viene sottoposto a controlli da parte delle forze di polizia e dei servizi segreti italiani. In base a quanto ricostruito quando questa informazione è stata resa nota negli anni '90[14], inizialmente i controlli sarebbero stati effettuati dopo che un suo conoscente, simpatizzante del marxismo-leninismo, era stato indagato durante le prime inchieste sulla strage di piazza Fontana (allora ritenuta dagli inquirenti di matrice rossa). Negli anni sucessivi, pur non individuando prove di una sua partecipazione attiva a gruppi politici, extraparlamentari o meno, De André viene ritenuto dal SISDE un "simpatizzante delle BR" , mentre l'acquisto, insieme alla moglie Dori Ghezzi, di un terreno a Tempio Pausania, viene considerato un tentativo di creare un rifugio per appartenenti ai movimenti extraparlamentari di sinistra. A rafforzare queste ipotesi, dal punto di vista degli investigatori, il fatto che a Genova De André avesse contatti con persone appartenti ai gruppi anarchici e filo-cinesi.[15][16]


Importanti collaborazioni negli anni Settanta [modifica]
Articoli dell'epoca
fonte:riccardomannerini.itIn carriera, De André collaborò anche con Alessandro Gennari alla scrittura del libro Un destino ridicolo - pubblicato nel 1996 e dal quale dodici anni dopo Daniele Costantini ha tratto il film Amore che vieni, amore che vai - ed ebbe modo di lavorare - nella sua attività compositiva - con Riccardo Mannerini, poeta genovese con il quale musicò Eroina (1968) poi diventato Il cantico dei drogati.

De André con il primogenito CristianoA partire dal 1974, De André iniziò nuove collaborazioni con altri musicisti e cantautori: a ciò affiancò anche l'attività concertistica, mai affrontata sino ad allora. Negli anni Settanta De André tradusse canzoni di Bob Dylan (Romance in Durango e Desolation Row), Leonard Cohen ("It seems so long ago, Nancy", "Jeanne D'Arc", "Famous Blue Raincoat" per la Vanoni e "Suzanne") e Georges Brassens (lavoro che porterà all'uscita dell'album Canzoni del 1974) e collaborò con altri artisti (su tutti Francesco De Gregori, che lavorò con lui alla scrittura di molti brani dell'album Volume VIII del 1975, album non privo di sperimentazione in cui sono affrontate tematiche esistenziali quali il disagio verso il mondo borghese e la difficoltà di comunicazione); nonostante il suo carattere schivo e poco incline alle apparizioni in pubblico, accettò di esibirsi dal vivo, prima ancora del concerto alla Bussola di Viareggio, a Piazza Navona nel 1974, in occasione di una manifestazione del partito Radicale per il referendum sul divorzio, sconvolgendo migliaia di romani che avevano sognato quel momento per anni, e iniziando poi un tour con due componenti dei New Trolls, con i quali aveva già collaborato nel 1968 per i testi del loro disco Senza orario senza bandiera (Belleno e D'Adamo), e due dei Nuova Idea (Belloni e Usai).

Nel 1979 si esibì insieme alla Premiata Forneria Marconi, che affrontò con successo l'ardua sfida di riarrangiare alcuni dei brani più significativi del grande cantautore genovese, arrangiamenti che Fabrizio utilizzerà fino alla fine della sua carriera. L'operazione si rivelò estremamente positiva, tanto che il tour originò due album interamente live, tra il 1979 ed il 1980, che conobbero uno straordinario successo di vendite.

Rimini (1978), segna l'inizio della collaborazione, che proseguirà nel tempo, con il cantautore veronese Massimo Bubola. Quest'album fa intravedere un De André esploratore di una musicalità più distesa, spesso di ispirazione americana. I brani trattano l'attualità (il naufragio di una nave a Genova) così come tematiche sociali (l'aborto e l'omosessualità).
Fabrizio De André (1981) è un album senza titolo, noto come L'indiano per il suo disegno in copertina, con Bubola ancora una volta coautore di De André. Il filo che lega i vari brani è il parallelismo tra il popolo dei Pellerossa e quello Sardo, entrambi oppressi dai loro colonizzatori. Il sequestro del cantautore è rievocato nel brano Hotel Supramonte.

Il sequestro [modifica]
Nella seconda metà degli anni '70, in previsione della nascita della figlia Luisa Vittoria, De André si stabilisce nella tenuta sarda dell'Agnata, a due passi da Tempio Pausania, insieme a Dori Ghezzi, sua compagna dal 1974, poi sposata nel 1989. La sera del 27 agosto 1979, la coppia fu rapita dall'anonima sequestri sarda e tenuta prigioniera nelle montagne di Pattada, per essere liberata dopo quattro mesi (Dori fu liberata il 21 dicembre, Fabrizio il 22), dietro il versamento del riscatto, di circa 550 milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe.

De André con Dori Ghezzi e la piccola LuviIntervistato all'indomani della liberazione (il 23 dicembre in casa del fratello Mauro) da uno stuolo di giornalisti, De André tracciò un racconto pacato dell'esperienza («...ci consentivano, a volte, di rimanere a lungo slegati e senza bende») ed ebbe parole di pietà per i suoi carcerieri («Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai»). Questa posizione inconsueta, nel quadro di un invito di De André a ragionare seriamente sulla realtà sociale sarda, attirò critiche feroci di certa stampa che tese a colpevolizzare in modo retorico e sensazionalistico i sequestrati.

L'esperienza del sequestro si aggiunse al già consolidato contatto con la realtà e con la vita della gente sarda, e gli avrebbe ispirato diverse canzoni, scritte ancora con Bubola e raccolte in un album senza titolo, pubblicato nel 1981, comunemente conosciuto come "L'indiano" dall'immagine di copertina che raffigura un nativo americano. Trasparente la similitudine fra il popolo indiano e quello sardo, entrambi, pare sostenere il cantante, rinchiusi in riserve se non altro culturali, entrambi vittime di dominazioni sociali.

Sottili, ma non velate, furono le allusioni all'esperienza del sequestro: dalla stessa ripresa della locuzione "Hotel Supramonte" (con cui da sempre i sardi chiamavano l'industria dei sequestri) alla descrizione degli improvvisati banditi cui, comunque, non intese negare note di un certo romanticismo ed una connotazione di proletariato periferico che per questo meritava, coerentemente con le sue tematiche privilegiate, una forte attenzione. Al processo, De André confermò il perdono per i suoi carcerieri, ma non per i mandanti perché persone economicamente agiate[17].


Da Crêuza de mä ad Anime salve: anni Ottanta-Novanta [modifica]
Nel 1980 incide il singolo Una storia sbagliata, i cui brani sono editi per la prima volta in CD solo nel 2005. Il disco reca inciso Una storia sbagliata sul lato A e Titti sul lato B, entrambe scritte con Bubola. Fabrizio ricorderà in un'intervista a proposito di questa canzone:

« Nel testo di Una storia sbagliata rievoco la tragica vicenda di Pier Paolo Pasolini. È un canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta come sigla per due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e Wilma Montesi. »


Altre importanti collaborazioni lo videro impegnato negli anni seguenti con Mauro Pagani - per la realizzazione dell'album Crêuza de mä (1984), un progetto di Pagani che De André arricchisce con i suoi testi e che all'inizio parve un fiasco ma fu in seguito premiato dalla critica come "Album del decennio".

Crêuza de mä segna uno spartiacque nella carriera del cantautore genovese: dopo questo album, Fabrizio esprime la volontà di non cantare più in italiano ma di concentrarsi esclusivamente sul genovese (che per lui non era un dialetto ma una vera e propria lingua). L'album è oggi considerato di fatto una pietra angolare dell'allora nascente world music. Ma Crêuza de mä è anche l'album che libera De André dalle impostazioni vocali ereditate dalla tradizione degli chansonniers francesi, che gli garantisce la libertà di espressione tonale al di fuori di quei dettami stilistici che aveva assorbito da Brassens e da Brel.

In seguito, inizia un periodo di crisi artistica che lo porta a formulare ipotesi di collaborazioni che poi non verranno mai realizzate, come la possibilità di un album sulle musiche dell'Europa orientale con Ivano Fossati e Vasco Rossi (il quale, secondo Fabrizio, aveva un lato rock che a lui mancava).

Da questa crisi riemergerà soltanto nel 1990 incidendo, ancora con Mauro Pagani e con la collaborazione di Ivano Fossati, Le nuvole (1990) titolo che (come in Aristofane) allude ai potenti che oscurano il sole[3]. Con questo album De André torna in parte al suo stile musicale più tipico, affiancandolo alle canzoni in dialetto e all'ispirazione etnica. Torna anche la critica graffiante all'attualità, in particolare ne La Domenica delle Salme e in Don Raffaè.

Fossati sarà presente, inoltre, nella realizzazione del concept album di De André, Anime salve, pubblicato nel (1996). Incentrato sul tema della solitudine, è l'ultimo album in studio del cantautore.

Sant'Ilario (alture di Nervi): una crêuza de mäCrêuza de mä (1984) fu da parte di Pagani un importante lavoro di ricerca, con il quale si rievocò, e per sonorità e per testi, un modus musicale del Mediterraneo genovese, ovvero di quella parte tradizionale, e per questo "sociale", della cultura della sua città natale. La lingua utilizzata è il genovese, la musica rievoca tradizioni turche, greche e berbere.
Le nuvole (1990) è la summa delle varie collaborazioni di questo periodo (da Mauro Pagani, coautore di tutti i brani, a Ivano Fossati e Massimo Bubola). La struttura de "Le Nuvole" è divisa in due parti: la prima, quella dedicata al potere, è in italiano; la seconda incarna la voce del popolo ed è perciò cantata in dialetto.
Anime Salve (1996), è l'ultimo concept album di De André e, a differenza dei due precedenti, è in gran parte in italiano. La musica è scritta in gran parte da Ivano Fossati, con influenze ritmiche sudamericane, ma eseguite con sonorità della stessa matrice etnica nata con Crêuza de mä.
Fra il 1990 ed il 1996 collabora con vari autori, sia come autore che come cointerprete, nei rispettivi album: tra essi ricordiamo Francesco Baccini, i Tazenda, Mauro Pagani, ], Max Manfredi, Teresa De Sio, Ricky Gianco, i New Trolls e il figlio Cristiano De André. Da segnalare la collaborazione con "Li Troubaires de Coumboscuro" nell'album A toun souléi, dove De André partecipa all'incisione del brano in provenzale antico Mis amour, insieme a Dori Ghezzi e Franco Mussida.

Nell'estate 1998 De André si esibì in una tournée che toccò varie località italiane. Il 14 agosto 1998, durante un concerto a Roccella Jonica, De André pronunciò la seguente affermazione:

« Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, come mafia, 'ndrangheta e camorra, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta. »


Si trattava di una boutade volutamente provocatoria (come lo stesso De André chiarì in seguito), ma la frase suscitò un certo clamore e provocò alcune dichiarazioni di protesta e sdegno da parte di vari esponenti politici locali e nazionali [18]. Retrospettivamente, tale episodio appare come l'ultimo "scandalo" suscitato da un artista che nel corso della sua carriera aveva spesso sfidato il perbenismo e le "buone maniere" di quella stessa classe borghese di cui faceva parte e che, alla sua morte, lo avrebbe osannato definendolo "Grande Poeta"[3].


L'addio fra la sua gente [modifica]
Nell'estate 1998, durante la summenzionata tournée del suo ultimo album Anime Salve, gli fu diagnosticato un carcinoma polmonare che lo portò a interrompere i concerti.

La notte dell'11 gennaio 1999, alle ore 02:30, Fabrizio De André morì all'Istituto dei tumori di Milano, dove era stato ricoverato con l'aggravarsi della malattia.

I suoi funerali si svolsero nella Basilica di Carignano a Genova il 13 gennaio: al dolore della famiglia partecipò una folla di oltre diecimila persone, in cui trovarono posto estimatori, amici ed esponenti dello spettacolo, della politica e della cultura.

Dopo la cremazione, avvenuta il giorno seguente alla cerimonia funebre, venne sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Staglieno accanto al fratello Mauro, al padre Giuseppe e alla madre Luisa Amerio.

« Io ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di quel tipo, con quell’emozione, con quella partecipazione di tutti non l’avrei mai avuto e a lui l’avrei detto. Gli avrei detto: «Guarda che ho avuto invidia, per la prima volta, di un funerale». »
(Paolo Villaggio - La Storia siamo noi - 4 gennaio 2007 )


De André nella memoria collettiva [modifica]
De André in concerto nel 1982 « De André non è stato mai di moda. E infatti la moda, effimera per definizione, passa. Le canzoni di Fabrizio restano »
(Nicola Piovani)

Gli estimatori di Fabrizio De André ammirano il coraggio morale e la coerenza artistica con cui egli, nella società italiana del dopoguerra, scelse di sottolineare i tratti nobili ed universali degli emarginati, affrancandoli dal "ghetto" degli indesiderabili e mettendo a confronto la loro dolorosa realtà umana con la cattiva coscienza dei loro accusatori. Il cammino di Fabrizio De André ebbe inizio sulla pavimentazione sconnessa ed umida del carruggio di Via del Campo, prolungamento della famosa Via Pré, strada proibita di giorno quanto frequentata la notte. È in quel ghetto di umanità platealmente respinta e segretamente bramata che avrebbero preso corpo le sue ispirazioni; di ghetto in ghetto, dalle prostitute alle minoranze etniche, passando per diseredati, disertori, bombaroli ed un'infinità d'altre figure. Nella sua antologia di vinti, dove l'essenza delle persone conta più delle azioni e del loro passato, De André raggiunse risultati poetici che oggi gli vengono ampiamente riconosciuti[3].

La discografia di De André è ampia, ma non vasta come quella di altri autori del suo tempo; pur tuttavia risulta memorabile per varietà ed intensità. [19] Viene ora riassunta in postume ricostruzioni filologiche, curate dalla moglie e da esperti tecnici del suono che si sono riproposti l'obiettivo di mantenere, nei nuovi supporti, le sonorità dei vecchi LP in vinile. Sino ad ora sono state realizzate due raccolte, entrambe in triplo CD, titolate In direzione ostinata e contraria e In direzione ostinata e contraria 2.

Il negozio-museo Gianni Tassio, in via del CampoAlcuni fra i maggiori cantanti e cantautori italiani, nel marzo del 2000, hanno ricordato Fabrizio De André con un concerto celebrativo, al teatro Carlo Felice di Genova, interpretando i suoi maggiori successi. Di quel concerto è stato realizzato un doppio cd, dal titolo Faber, pubblicato nel 2003, i cui proventi sono stati devoluti in beneficenza.

La Premiata Forneria Marconi ha eseguito, e tutt'ora esegue concerti nei quali reinterpreta le canzoni di De André, in cui si ricorda la proficua collaborazione tra il gruppo e il cantautore.

A Genova, in Via del Campo, dove l'intrico di viuzze si fa congestionato come in una Qasba mediorientale, nel negozio di dischi di Gianni Tassio, ora acquisito dal comune di Genova[20], è esposta la chitarra con la quale, probabilmente, De André ha studiato i testi delle canzoni di "Crêuza de mä". Lo strumento, la "Francisco Esteve" n. 097, venne messo all'asta in favore di Emergency dalla famiglia, poco tempo dopo la sua morte, ed acquistato dai negozianti del capoluogo ligure, dopo una serrata lotta al rialzo con alcuni facoltosi collezionisti. Nonostante la loro proverbiale "tirchieria", i commercianti Genovesi arrivarono a sborsare 168.500.000 lire, per aggiudicarsi la chitarra di Faber.

Ora il negozio di via del Campo, nei luoghi dove il cantautore avrebbe voluto trascorrere i suoi ultimi anni, si è trasformato in una sorta di museo, e chi vi passa davanti può ascoltare sommessamente le note delle sue canzoni; inoltre, vi si trovano esposte in vetrina le copertine originali di tutti i suoi dischi.

Su iniziativa della moglie Dori Ghezzi e di Fernanda Pivano è nata la Fondazione Fabrizio De André Onlus che si occupa di mantenere viva la memoria del cantautore. Molte sono le iniziative promosse, moltissimi i gesti di stima e di amore che tutta Italia porge ogni anno alla memoria di Fabrizio.


Tribute band [modifica]
Oltre agli artisti celebri, anche una lunga serie di cantanti meno conosciuti e, soprattutto, di gruppi giovanili, hanno registrato album composti principalmente o esclusivamente da canzoni di Faber, spesso con risultati apprezzabili. Nelle piazze e nei teatri di città e di provincia sono centinaia le rappresentazioni che, ogni anno, vengono dedicate a De André. Tra i più conosciuti interpreti e tribute band, ricordiamo:

Accordi in Settima, Affa Affa, Alberto Cantone, Amedeo Giuliani & Band, Andhira, Anime Salve, Antonello Persico e gli Arbor, Apocrifa Orchestra, Apocrifi, Artenovecento, Beans Bacon & Gravy, Born to Drink, Carlo Ghirardato, Cantando De André, Caro De André, Coro Aurora, Corrente di Ali, D.O.C. Sound, Disamistade, Endegu, FAB-Ensemble, Faber Band, FaberNoster, FDA Cover B, Four Steps Choir, Fuori dal coro, Giorgio Cordini, Gente d'altri paraggi, Giuseppe Cirigliano, Golesecche, Gruppo di Continuità, Gruppo musicale, Disamistade, Il suonatore Jones, Il Testamento di Faber, L'amore che strappa i capelli, La Cattiva Strada band, Le voci di Sally, Luciano Monceri, Kampina, Khorakhanè, Khorakhanè 2, Kinnara, Madamadorè, Malecorde, Malindamai, Mercanti di Liquore, Mercantinfiera, Mille Papaveri, Nottefonda, Omaggio a FDA, Orchestrina del Suonatore Jones, Ostinati e Contrari, Ottocento, Passaggi, PCE Eianda, Piccola Bottega Baltazar, Piccola Orchestra Apocrifa, Quartetto Khorakhanè, Quattrochitarre, Sand Creek Band, Servidisobbedienti, SHILOQ, SloTrio, Spoon River, Trailalo, Trioprincesa, Volta la carta.


Premio [modifica]
In suo ricordo è stato istituito un apposito premio - il Premio Fabrizio De André.


Discografia [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Discografia di Fabrizio De André.

1966 - Tutto Fabrizio De André
1967 - Volume I (Fabrizio De André)
1968 - Tutti morimmo a stento
1968 - Volume III
1969 - Nuvole barocche
1970 - La buona novella
1971 - Non al denaro, non all'amore né al cielo
1973 - Storia di un impiegato
1974 - Canzoni
1975 - Volume VIII
1978 - Rimini
1981 - Fabrizio De André (conosciuto come L'indiano)
1984 - Crêuza de mä
1990 - Le nuvole
1996 - Anime salve

I tour [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Tour di Fabrizio De André.

I tour di Fabrizio De André, compiuti nel periodo compreso dal 1975 al 1998, sono in tutto 12, dei quali solamente uno europeo. Nei primi due è stato accompagnato dalle importanti formazioni dei New Trolls e della Premiata Forneria Marconi.


Riconoscimenti [modifica]
« [...] Mi pare che sempre di più sarebbe necessario che invece di dire che Fabrizio è il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio americano. »
(Fernanda Pivano, consegnando il Premio Lunezia 1997 a Smisurata preghiera)

Premio Tenco
1975 - Premio Tenco a De André, premiato insieme a Vinicius de Moraes, Fausto Amodei, Umberto Bindi, Francesco Guccini, Enzo Jannacci.
1984 - Targa Tenco per l'album Crêuza de mä e all'omonima canzone premio per la miglior canzone in dialetto.
1991 - Targa Tenco per il brano La domenica delle salme e per l'album Le nuvole
Altri premi
1997 - Premio Lunezia per il brano Smisurata preghiera dall'album Anime salve

Documentari [modifica]
Che tempo che fa - Speciale Fabrizio De André, 2009,
Speciale TG1 - Raccontando De André di Vincenzo Mollica, 2008, 63'
Effedia - Sulla mia cattiva strada di Teresa Marchesi, 2008, 87'
Faber - di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida, 1999, 45'
Rai radio 3, rubrica Storyville (Da lunedì 12 a venerdì 16 gennaio 2009 dalle 16:00 alle 16:30)

Film [modifica]
Amore che vieni, amore che vai di Daniele Costantini, 2008, 101' - tratto dal libro Un destino ridicolo di Fabrizio De André e Alessandro Gennari
Faber nostro di Lino Pinna, 2008, 15' - cortometraggio narrativo ispirato a Fabrizio De André e ai suoi personaggi

Fumetti [modifica]
Nel 2008 Sergio Algozzino ha realizzato e pubblicato, per le Edizioni BeccoGiallo, la storia a fumetti Ballata per Fabrizio De André, nella quale i principali protagonisti sono alcuni personaggi di alcune sue canzoni.


Note [modifica]
^ Paolo Villaggio, La Storia siamo noi, 4 gennaio 2007
^ Archivio Opere Musicali SIAE; alcune di queste derivano da musiche di cui i diritti sono scaduti come, ad esempio La canzone dell'amore perduto, o sono di autori non iscritti alla SIAE, come Vittorio Centanaro per La guerra di Piero e Si chiamava Gesù (come riportato nell'intervista allo stesso Centanaro realizzata da Franco Zanetti e Claudio Sassi e riportata nel loro volume Fabrizio De Andrè in concerto, 2008, Giunti Editore
^ a b c d e Livio Gatti Bottoglia, Non al denaro, non all'amore né al cielo, mensile Civetta, marzo 1999
^ Cesare G. Romana, Amico Fragile, Sperling Paperback (2000)
^ De André nel ricordo di Paolo Villaggio - Intervista a Paolo Villaggio
^ Michele Ceri; Claudio Sassi; Franco Settimo. Fabrizio De André-Discografia illustrata. Roma, Coniglio editore, 2006, p. 11.
^ De André, quella volta ho copiato Prévert, il Corriere della Sera del 28 luglio 1997 [1]
^ Lo stesso autore, presentando alcuni brani de La buona novella durante il tour del 1997
^ Questa è la frase che viene riportata dai quotidiani di mercoledì 26 aprile
^ La vicenda venne trattata dai quotidiani di aprile; a titolo di esempio citiamo gli articoli «De André è irremovibile» di Vincenzo Buonassisi, dal Corriere della sera di mercoledì 26 aprile 1972, pag. 13 e «No a Fabrizio De André: la canzone resta in gara» di Vincenzo Buonassisi, dal Corriere della sera di giovedì 27 aprile 1972, pag. 15
^ Recensione di Simone Dessì pubblicata su Muzak e ristampata poi nel volume C'era una volta una gatta, edizioni Savelli-Il pane e le rose, Roma, 1977, pag. 44
^ Articolo pubblicato su Onda Rock da Claudio Fabbretti
^ Si veda Cantico per i diversi, intervista a cura di Roberto Cappelli, Mucchio Selvaggio, settembre 1992
^ Secondo quanto riportato da "Il Secolo XIX" online del 12 gennaio 2009 (Faber, una notte sulle note del suo "Inverno"), Dori Ghezzi avrebbe affermato di essere venuta a conoscenza del fatto quando vennero ritrovati in una via romana alcuni archivi dei servizi segreti, probabile riferimento all'archivio dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, ritrovato nel 1996 durante un'inchiesta del giudice milanese Guido Salvini, in un deposito sulla via Appia.
^ "Quel terrorista di De André" Così la polizia schedò il cantautore, articolo de "La Repubblica", del 10 gennaio 2009
^ "Io e Fabrizio sorvegliati speciali perché la musica faceva paura", articolo de "La Repubblica", del 11 gennaio 2009
^ vedi l´articolo Articolo del Messaggero sulla sentenza per il sequestro di Fabrizio De André e Dori Ghezzi.
^ Su questo episodio cfr. l'articolo pubblicato sul "Corriere della Sera" del 19 agosto 1998, reperibile on line al seguente indirizzo http://archiviostorico.corriere.it/1998/ag...808195607.shtml
^ Addio Fabrizio, poeta anarchico di fine millennio, Giacomo Pellicciotti, La Repubblica, 11 gennaio 1999
^ Acquisizione da parte del Comune di Genova del negozio di Gianni Tassio

Bibliografia [modifica]
Luigi Granetto Canzoni di Fabrizio De André Lato Side Edizioni 1978
Marco Neirotti Fabrizio De André Edizioni EDA (1982)
Giuseppe Adducci Fabrizio De André Gammalibri (1987)
Doriano Fasoli Da Marinella a Creuza de mä Edizioni Associate (1989)
Cesare G. Romana, Amico Fragile, Sperling & Kupfer (1991); ISBN 888274146X
Doriano Fasoli Fabrizio De André / La cattiva strada. Da Carlo Martello a Don Raffaè Edizioni Associate (1996)
AA.VV. Fabrizio De André / Accordi eretici Euresis (1997)
Fabrizio De André, Maura Cantamessa Luce luce lontana El Bagatt (1998)
Doriano Fasoli Fabrizio De André / Passaggi di tempo. Da Carlo Martello a Princesa. Edizioni Associate (1999)
Matteo Borsani, Luca Maciacchini Anima salva Tre lune (1999)
Vincenzo Mollica Segni De André DI (1999)
Vincenzo Mollica Parole e Canzoni Einaudi (1999)
Roberto Cotroneo Come Un'Anomalia Einaudi (1999)
Biagio Buonuomo Fabrizio De André: la storia, le storie La Città del Sole (2000)
Franca Canero Medici Fabrizio De André, un volo tra amore e morte Editrice Bibliosofica (2000)
Pierfrancesco Bruni Fabrizio De André, Il cantico del sognatore mediterraneo Il Coscile (2001)
Marco Delpino All'ombra dell'ultimo sole Edizioni Tigullio-Bacherontius (2001)
Guido Harari Fabrizio De André, E poi il futuro Mondadori (2001)
Reinhold Khol Fabrizio De André in volo per il mondo Mori Editore (2001)
Andrea Podestà, Fabrizio De André in direzione ostinata e contraria, Editrice Zona (2001), ISBN 888757863X
Pino Casamassima Fabrizio De André De Ferrari (2002)
Romano Giuffrida De André: Gli occhi della memoria Eleuthera (2002)
C. G. Romana, F. Pivano, M. Serra De André il corsaro Interlinea (2002)
Federico Vacalebre De André e Napoli, Storia d'amore e d'anarchia Sperling & Kupfer (2002)
Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio De André, Feltrinelli (2002); ISBN 880781580X
Alfredo Franchini, Uomini e donne di Fabrizio De André. Conversazioni ai margini, Frilli (2003); ISBN 8887923612
Pablo Echaurren Girotondo Galucci Editore (2003)
R. Bertoncelli, E. Deregibus, F. Fabbri, Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Giunti (2003); ISBN 8809028538
Fabrizio De André, Alessandro Gennari, Un destino ridicolo, Einaudi (2005); ISBN 8806175912
Paolo Ghezzi, Il vangelo secondo De André, Ancora (2006); ISBN 885140383X
Ettore Cannas, La dimensione religiosa nelle canzoni di Fabrizio De André, Edizioni Segno, 2006; ISBN 8872829313
Sebastiano Ferrari, La prima generazione dei cantautori. "Scuola" genovese, Foggia, Bastogi, 2008; ISBN 978-88-6273-112-6
Antonio Oleari, Un viaggio lungo 40 anni - senza orario senza bandiera, Milano, Aereostella, 2008
AA.VV. Fabrizio De André, spesso mi ha fatto pensare Eleuthera (2008)

Voci correlate [modifica]
Poetica di Fabrizio De André
Scuola genovese dei cantautori
Genova
Pegli

Altri progetti [modifica]
Commons
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Fabrizio De André
Wikiquote
Wikiquote contiene citazioni di o su Fabrizio De André

Collegamenti esterni [modifica]
Fabrizio De André su Open Directory Project (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Fabrizio De André")
Sito della mostra dedicata a Fabrizio De André al Palazzo Ducale di Genova
Archivio De André
Fondazione Fabrizio De André
FaberDeAndré.Com
Viadelcampo.Com
Creuza de ma
Fabrizio De André - In direzione ostinata e contraria La Storia siamo Noi - Rai Educational

 
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Valery_16
CAT_IMG Posted on 27/5/2009, 20:15




io conosco abbastanza bene le sue canzoni perchè mia mamma lo adora e sento le sue canzoni circolare per casa da quando sono nata...
sicuramente la canzone che preferisco è "Via del campo"...
 
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*Camilluccia*
CAT_IMG Posted on 27/5/2009, 20:25




Che bravo che era..le sue canzoni sono bellissime:)
La mia preferita è "Il Pescatore".
 
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KekkoWolf
CAT_IMG Posted on 12/6/2009, 14:53




Un gigante.
 
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Valfraroxella
CAT_IMG Posted on 13/6/2009, 01:13




Un mito sopra tutti!!! :wub: :wub: :wub:
è stato quel cantantautore che i miei professori alle medie ci facevano studiare. Ci facevano studiare le canzoni di De Andrè insieme ai periodi storici.
A me piace tantissimo, tra le altre, Andrea.


https://www.youtube.com/watch?v=JfHLrjYtOXs

 
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bimba 92
CAT_IMG Posted on 13/6/2009, 08:59




a me fi de andre, apparte bocca di rosa mi piacciono molto la canzone di marinella e la guerra di piero
 
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*Camilluccia*
CAT_IMG Posted on 29/8/2009, 20:02




Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è stato un cantautore e poeta italiano.
Nelle sue opere ha cantato prevalentemente storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società. I suoi testi sono considerati dei veri e propri componimenti poetici e, come tali, inseriti in molte antologie scolastiche di letteratura.
Nel periodo di attività musicale Faber, soprannome (derivante dall'amore del futuro cantautore per i pastelli della Faber-Castell) datogli dall'amico d'infanzia Paolo Villaggio , ha prodotto quindici album; un numero relativamente modesto, probabilmente determinato dalla grande attenzione dell'autore alla qualità delle sue opere.
Lungo tutta la propria carriera De André ha collaborato, sia per la parte musicale che per la parte testuale, con altri artisti: le canzoni di cui De André è l'unico autore sia del testo che della musica sono infatti otto. Complessivamente però i brani in cui figura contemporaneamente autore, non necessariamente unico, sia del testo che della musica sono 87.
Ci sono però alcuni casi particolari come La canzone dell'amore perduto, in cui la musica è tratta da un brano del XVII secolo di Georg Philipp Telemann, o La guerra di Piero e Si chiamava Gesù alla cui composizione ha lavorato anche Vittorio Centanaro, collaboratore di De André non iscritto alla SIAE (si veda l'intervista allo stesso Centanaro realizzata da Franco Zanetti e Claudio Sassi e riportata nel loro volume Fabrizio De André in concerto, 2008, Giunti Editore), o ancora Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, con il testo scritto da Paolo Villaggio, che però non ha firmato il deposito SIAE, o ancora Geordie, depositata in SIAE da De André a suo nome, pur essendo questo un brano tradizionale, e molti altri casi simili.
È stato anche uno degli artisti che maggiormente hanno valorizzato la lingua genovese e ha esplorato, in misura minore, anche il sardo gallurese e il napoletano.
 
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6 replies since 23/5/2009, 16:15   312 views
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